27-05-2005, 06:48 | #1 |
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caffè amaro
Milan, oh Milan! In Turchia, un incubo pazzesco, contro gli inglesi, allenati da uno spagnolo, che cercano di giocare all’italiana, che vanno sotto subito, che tornano in campo sotto di 3 e …... incredibbbbile! Non so voi, ma appena Sheva si fa parare il penalty, per me ogni cosa perde valore, si svuota, il niente all’improvviso, uno tsunami interiore che spazza via tutto e mi lascia solo senza uno straccio di perché. Ripenso in una frazione di secondo alla finale di Manchester e al suo epilogo, proprio con l’ucraino sul dischetto che sciabola l’aria con lo sguardo, dall’arbitro alla palla, mentre ora scorrono le ultime desolanti immagini di Sheva dell’Ataturk, smarrito, adesso, tanto quanto me e tutti i rossoneri - o forse di più. – Parto da Sheva e dalla sua partita ostinata alla ricerca del goal: gravissimo errore personalizzare il match, farne una questione personale, cedere all’ambizione e alla vanità. Nervoso, impacciato, comunque NON DETERMINATO – vedasi la doppia possibilità sprecata nel finale: il tocco quasi “scazzato”, dopo la ribattuta del polacco su un suo colpo di testa, una sorpresa sgradevole, inelegante. - Doveva sparare una cannonata, cacciare dentro palla, portiere, raccattapalle, tutto! Con decisione, con consapevole fermezza. Insomma, invece così come per il rigore dapprima ribattuto dal Dida e poi trasformato per l’irritante mancanza di reattività della difesa, anche per Sheva ieri sera il palcoscenico “doveva” essere per lui, dopo il goal lampo di Paolino, quasi non occorresse“conquistarlo”. Questo è il punto: ieri sera, davvero si è vista la fame da una parte ed i suoi effetti dall’altra. Come spiegare meglio? Con esempi, alla rinfusa, senza cronologia ma pieni di rabbia: quando Kakà veniva atterrato dall’esquimio biondo, ahò, nessuno, dico n-e-s-s-u-n-o !!!! si è precipitato dall’arbitro ad urlargli con tutta la veemenza immaginabile che c’era il rosso obbligatorio perché fallo da ultimo uomo! Doveva venire fuori un casino, per me. Invece no, il lappone manco è stato ammonito!!!! Galliani dirà che è questione di fair play, di educazione sportiva, etc. etc. Ancora: i 2 off sides fischiati nel primo tempo, uno dei quali ha portato al goal – poi annullato – di Sheva, sono passati quasi inosservati: si doveva protestare con energia, altro che! Loro si sono attaccati a tutto, quel lavavetri polacco addirittura alla clowneria, tra l’altro illegale e passata – anzi! – accettata passivissimamemnte! Si doveva far valere e far pesare in quei momenti la superiorità tecnica evidentissima dimostrata dal Milan: non ho visto un cartellino giallo per nessuno degli innumerevoli falli subiti. Alla fine solo un ammonito: ma è possibile???? Loro si aggrappavano a tutto, distrutti sembravano così pietosi da ispirare quasi benevolenza. E infatti…. specie in quei 6 minuti in cui Hamann ha fatto il cazzo che voleva in mezzo al campo e Gerrard veniva scordato come un bimbo lebbroso all’aeroporto dopo aver perso un aereo dalla nostra difesa hollywodiana cui, immanente, necessita un Verdiglione. In compenso ho visto Ancelotti esultare come un qualsiasi Van Gaal al secondo goal di Crespo. Si dice che durante l’intervallo, si sia ecceduto nei festeggiamenti, dando per scontato, sicuro e - ma sì! - acquisito il risultato! Credo che questo azzardato atteggiamento la dica lunga sul background psicologico dell’ambiente rossonero, considerando che Carletto non è così Malesaniano, diciamo…. C’è dell’altro allora. Anzi, è tutto qui, a livello di convinzione, a livello di preparazione della squadra all’impatto decisivo, di gestione della pressione psicologica, visto che fisicamente non erano distrutti, tutt’altro e anche ieri sera l’hanno ridimostrato. Allora, se non erano con la lingua per terra, per davvero è una questione di testa. Io credo questa sia la chiave di lettura che accomuna il percorso di carlo ancelotti al milan, (Depo, Boca, Psv, Liverpool)... ... e non solo, perché anche alla rube ebbero la loro La Coruna, il celta di vigo. spiace Carletto, mi sei sempre piaciuto, ma ora - a mio avviso - sarebbe tempo di cambiare, perchè è mancata quella feroce determinazione di vincere anche attraverso la cura delle piccole cose. Stavolta, quel nomignolo di “sempre – e solo - secondo” gli calza, purtroppo per noi, alla perfezione. MILAN
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